Le fasi principali della risposta sessuale sono: DESIDERIO, ECCITAZIONE, ORGASMO, RISOLUZIONE.

In particolare, la fase dell'eccitazione consiste in una sensazione soggettiva di piacere accompagnata da modificazioni fisiologiche. Nel maschio c'è l'aumento di flusso di sangue ai tessuti che comportano aumento del volume del pene, irrigidimento ed erezione. Nella femmina la vasocongestione è generalizzata a tutta la parte pelvica, ciò comporta la lubrificazione vaginale ed il turgore dei genitali esterni. Questo processo, come tutto il ciclo della risposta sessuale, è regolato da centri riflessi spinali che innervano l'area genitale. I centri spinali sono “supervisionati” ad un livello superiore dal lobo limbico, sede degli aspetti emotivi, che invia segnali inibitori e/o facilitatori. Ad esso è,a sua volta, collegata la corteccia cerebrale, sede del pensiero cosciente e quasi esclusivamente patrimonio dell'uomo.

L'eccitazione sessuale può essere provocata da stimoli esterni provenienti dai nostri sensi, da pensieri ed emozioni. In più giovane età è più facilmente attivata la “via psicogena” che corre lungo il midollo spinale dove incrocerà un fascio di nervi ipo-gastrici, che permetterà l'apporto di sangue e liquidi verso i genitali, pur senza o con poca stimolazione fisica e "meccanica".

In alcuni momenti e soprattutto in età più avanzata, la risposta sessuale può utilizzare una “via riflessa”, composta da un fascio di nervi pelvici che ha bisogno di maggiori carezze e stimolazioni fisiche per permettere l'eccitazione ed il successivo orgasmo.

L'ignoranza dell'esistenza delle due vie della risposta sessuale può provocare allarmi che genereranno, al contrario delle previsioni, una scarsa o nulla risposta sessuale soddisfacente.

A lungo andare, delle convinzioni possono cronicizzarsi e provocare dei veri e propri disturbi.

In realtà, il meccanismo d'inibizione dell'eccitazione sessuale ha un valore evolutivo importante.

E' chiaro che di fronte ad uno stimolo considerato pericoloso è evolutivamente inopportuno preoccuparsi dei rapporti sessuali e della proliferazione. E', invece, più congruo avere risposte come attacco o fuga. Queste risposte di difesa, richiedono che siano altri i distretti muscolari irrorati, piuttosto che quello pelvico. Perciò, quando ci sono delle convinzioni,pregiudizi e pensieri distorti, c'è la possibilità che diventi inconsapevolmente il rapporto sessuale stesso l' “evento pericoloso”, suscitando la risposta di allarme che ne impedirà la possibilità stessa del rapporto sessuale.

Se, per esempio, in età più avanzata si innesca il pregiudizio che ci si eccita meno solo perchè è naturalmente cambiato il modo per eccitarsi (maggiore necessità di toccarsi per eccitarsi),si potrà percepire il rapporto sessuale stesso come allarmante innescando pensieri di incapacità ed impotenza su cui si auto-manterrà il disturbo, creando dolore e sofferenza psicologica.

Gli esseri umani possono sentire come soggettivamente pericoloso non soltanto ciò che geneticamente viene trasmesso come tale (es: rumori improvvisi e violenti, vuoto, luce accecante ecc.), ma anche un qualsiasi altro evento “oggettivamente” non pericoloso, ma che per esperienza ed insegnamenti ricevuti dall'ambiente sia considerato tale.

Infatti, possiamo ipotizzare che l'inibizione dell'eccitazione sessuale sia presente anche negli animali (cosa che non possiamo ipotizzare per i disturbi dell'orgasmo), con la differenza che in essi non siano considerati come disturbi, ma come un sano meccanismo della sopravvivenza di se stessi e della specie.

Le emozioni, i pensieri e le sensazioni che suscitano la reazione emotiva di allarme, che impedisce la possibilità di avere un rapporto sessuale, sono molteplici nell'essere umano: per ognuna di esse ci saranno diverse storie di apprendimento, relazioni di attaccamento ed esperienze riscontrabili nella fase iniziale e anamnestica della terapia: ogni persona avrà la sua e unica storia.

Attraverso la psicoterapia, ed una terapia più prettamente centrata sugli aspetti sessuologici, si cercherà di interrompere il circolo vizioso di automantenimento che rafforza il disturbo e crea sofferenza nella persona e nella coppia. Infatti, il più delle volte in disturbi del genere il vero “problema” non è più il mancato rapporto sessuale, ma piuttosto la constatazione del fallimento e la sensazione di incapacità che rimane. Sono proprio queste due ultime caratteristiche che, più o meno consapevolmente, spingono di solito i soggetti a chiedere aiuto ad un sessuologo.

In generale, gli obiettivi strategici di una terapia sessuologica saranno:

  1. aumento della stimolazione e maggiore soddisfazione sessuale, obiettivo pressoché simile per tutti casi del genere;

  2. diminuzione delle emozioni disturbanti che innescano il circolo vizioso e l'automantenimento del disturbo, obiettivo che necessita un percorso terapeutico plasmato sulla specifica coppia e che prevede tappe ben specifiche.

Scritto da Lorena Santarsia

Considerazioni proposte e riprese da "Clinica delle disfunzioni sessuali" di A. Fenelli e R. Lorenzini